Offendere su Facebook è diffamazione a mezzo stampa, se insulti qualcuno sul tuo diario Facebook può essere considerato “un delitto di diffamazione aggravato per aver arrecato offesa con un mezzo di pubblicità” equiparato alla diffamazione commessa con il mezzo della stampa.
Facebook come i giornali: condannata una ragazza di 26 anni per le ingiurie all’ex datore di lavoro.
La storia è quella di una ragazza che molto probabilmente in preda alla rabbia dopo essere stata licenziata dal centro estetico nel quale aveva lavorato per un breve periodo, nel maggio 2011 ha deciso di sfogarsi contro il suo ex datore di lavoro usando Facebook.
Prima lo ha contattato via mail e poi ha scritto di lui sulla propria bacheca Facebook. In entrambi i casi lo ha offeso e ingiuriato, una prima volta con un messaggio colorito e molto livornese:
«Non andate in quel posto perché fa onco ai bai», è la sintesi del post. Che tradotto significa che quel salone non è igienicamente consigliabile.
Dalle preoccupazioni salutiste, però, la ventiseienne è passata ad offese di tipo razziale: «Sei un albanese di m…», ha scritto usando come pretesto la nazione di origine del datore di lavoro.
In tutto, i messaggi raccolti da Proj Gjergji sono stati tre. Con questi a metà maggio si era presentato con il suo avvocato alla Procura di Livorno con una denuncia querela che ha dato origine ad un’inchiesta dopo la quale la ventiseienne è stata iscritta nel registro degli indagati ipotizzando per lei il reato 595 terzo comma del codice penale che per l’appunto è quello della diffamazione a mezzo stampa. «In questo modo – spiega il legale della giovane – il pubblico ministero ha messo sullo stesso piano la capacità di diffusione e di danno all’immagine di un social network a quella di un giornale oppure di una televisione».
Leggi il resto della vicenda – Fonte e approfondimenti via: Il Tirreno