Slavery Footprint è un’ applicazione che permette di calcolare quanti schiavi lavorano per te nel mondo. Partendo dall’analisi del tuo stile di vita, le abitudini e le dimensioni del tuo nucleo familiare, il sito calcola il numero di persone che “hanno lavorato” per te in stato di schiavitù. Senza che tu lo sapessi. Per un italiano medio sono almeno un centinaio.
E nel mondo oggi superano i 27 milioni le persone in stato di schiavitù
Dietro praticamente ogni oggetto che compriamo, dal cibo all’abbigliamento all’elettronica, si nasconde un traffico enorme di sfruttamento e un cittadino medio che disponga di un computer portatile, una bicicletta e un normale numero di paia di scarpe può calcolare di avere almeno un centinaio di schiavi che hanno lavorato per lui. E’ quanto emerge provando a rispondere alle domande del test ideato da Slavery Footprint, organizzazione no profit che da anni combatte per l’abolizione della schiavitù nel mondo e collabora con l’Ufficio per monitorare e combattere il traffico di persone del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti diretto da Hillary Clinton, il questionario contiene un ampio pacchetto di domande che spaziano dal cibo, ai vestiti, gli hobby, l’età, la casa, e scandaglia le modalità di produzione di circa 400 articoli di consumo.
Ciò che ne emerge con evidenza è che la schiavitù, dichiarata illegale nel mondo con la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo nel 1948, in realtà non si è estinta affatto. Anzi è una condizione che affligge oggi 27 milioni di persone nel mondo, molti dei quali bambini.
“La schiavitù purtroppo è ovunque, ogni oggetto della nostra quotidianità viene realizzato sfruttando in maniera disumana ed illegale manodopera a basso costo” ha dichiarato Justin Dillon, responsabile di Slavery Footprint “E’ un fenomeno drammatico di cui bisogna ricordarsi quando si va a fare shopping e si acquista qualcosa”. Conoscere il numero di schiavi che lavorano per noi senza esserne consapevoli è semplice con l’applicazione web. Basta dedicare dieci minuti a rispondere al questionario, la cui grafica simpatica è molto simile a un gioco, per rendersi conto di ciò che sta dietro al nostro tenore di vita.
Il sito ha come obiettivo rendere il consumatore consapevole di questa condizione, affinché ne prenda coscienza e sia coinvolto in prima persona. Il prossimo passo di questa iniziativa per sarà quello di creare una applicazione per telefonini, che permetta di sapere se l’azienda dal quale il consumatore acquista il prodotto si avvalga di persone che lavorano in condizioni di schiavitù.
Fonte: VIS