Facebook è il Social Network n°1 al mondo, e ieri 04 Ottobre 2012 in una nota rilasciata da Mark Zuckerberg ha raggiunto la gigantesca quota di 1 miliardo di utenti attivi.
Per celebrare questo traguardo Facebook ha realizzato uno video molto bello dal nome: The Things That Connect Us
Nei confronti di questo spot ci sono già state diverse critiche, chi lo odia, chi dice che è bruttissimo, chi dice che non ha nulla a che fare con Facebook etc.. insomma la facilità di critica nei confronti di Facebook è sempre alla portata dei più. Ninja marketing ha fatto un articolo dove elenca 4 cose incredibilmente brutte nel primo spot Facebook e dice:
Sedie, campanelli, basketball. Cose che esistono per ricordarci che non siamo soli e per connetterci gli uni con gli altri. E’ una metafora molto astratta, incapace di risuonare emotivamente con chi guarda il video.
Io non lo trovo cosi disastroso, anzi mi è pure piaciuto. L’interpretazione che gli ho dato è stata esattamente quella che ho trovato proprio in fondo a quel post dove un utente ha descritto lo spot cosi:
Sono proprio gli oggetti comuni della nostra vita e che diamo per scontati, ci aiutano quotidianamente a fare delle attività, a compiere delle azioni che alla fine sono volte all’interazione. Facebook, loro vogliono che sia esattamente un’altro di questi oggetti scontati che fanno parte della nostra vita. E quando smetteremo di vedere Facebook come un’opzione, ma piuttosto come una cosa che è normale che ci sia, loro avranno raggiunto la loro mission: “Facebook helps you connect and share with the people in your life.”
E io penso che ci siano già riusciti. Facebook non è più un’opzione, è un must se vuoi far parte anche tu della vita sociale online e offline delle persone intorno a te. La notizia del miliardo di user attivi penso ne sia la conferma.
Comunque è vero, non è uno spot che strappa la lacrimuccia, non emoziona, ma ti inculca nella mente il fatto che ormai Facebook è come una sedia e se vuoi sederti devi averlo.
Facebook non è più un marchio come gli altri perchè non ha competitor al suo livello, e quindi non ha bisogno della stessa comunicazione degli altri, di immagini che emozionino o che lo raccontino.
Sedie, campanelli, aerei, ponti, giochi. Queste sono tutte cose che ci collegano. E ora Facebook è una parte di questa tradizione di cose che ci collegano.
Facebook si pone come una di quelle cose comuni all’intera razza umana, che la denotano in quanto tale e che, nella loro ormai scontatezza e diffusione, sono irrununciabili.
Voi che ne pensate?